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Ubuntu Oneiric Ocelot e l’era di Unity

Giorno 13 Ottobre 2011, Canonical ha rilasciato la nuova versione ufficiale del suo Sistema Operativo, Ubuntu Oneiric Ocelot, la cui mascotte, Un esemplare di gattopardo, animale simbolo di Ubuntu 11.11è stavolta il gattopardo, un gattopardo onirico (sic!). La schermata d’accesso dal design rinnovato, che lascerebbe pensare ad un restyling è invece sintomatica della radicale sostituzione del gestore di login, che prima era Gnome Display Manager, ed ora un più performante Light DM; due le sessioni a disposizione di default: Unity 2 e 3D, chiamate Ubuntu e Ubuntu 2D.

 

Dati i precedenti, la scelta di integrare Unity 2D è stata azzeccata quanto necessaria, per via della maggiore compatibilità hardware offerta.

Avvenuto l’accesso, insomma, ci troveremo davanti questo nuovo Ambiente Desktop, che  (me ne lamentavo in questo articolo), necessita di una piccola parentesi propedeutica all’interno della qualeDash Home e il link alle applicazioni installate comprendere il funzionamento del suo elemento principale: la Dash, ovvero quella barra laterale onnipresente  dalla quale è possibile accedere alla totalità delle funzioni;  alcuni menu sono stati accorpati quali Impostazioni di Sistema, Aggiornamento Software, Applicazioni d’avvio, Stampanti e Opzioni Display (ed i comandi del mediaplayer) sotto al menu “spegnimento”; mentre sotto al menu Mail ha trovato posto una voce relativa alla chat.

Tornando alla Dash, salta all’occhio -e talvolta infastidisce- l’integrazione con Ubuntu Software Center, che sulle prime spiazza l’utente in quanto pur fornendo un campo di ricerca per i programmi, rende confusionaria l ‘interpretazione dei risultati che comprendono anche le proposte di installazione, e le prime volte si prova un certo senso di frustrazione.

Alla base di Unity, come detto, c’è la Dash che nasce da una differente concezione dell’interfaccia Utente. Si tratta di un elemento destinato ad affinarsi sotto le mani dell’utente, un pezzo per volta, con l’utilizzo.

Una delle prime cose che disorienta è l’assenza di quei classici menu “Applicazioni”, “Risorse” e “Sistema”che in realtà hanno trovato posto anch’essi all’interno della Dash; cliccando sul pulsante che reca il logo di Ubuntu, si accede alla Dash Home, dalla quale è possibile visualizzare le applicazioni installate, i files, e la raccolta musicale, mediante alcuni pulsanti (vedi immagine), posti in basso, raggiunti i quali l’utente “si tranquillizza”, riacquistando il controllo della faccenda.

Devo riconoscere, che prima di notare questo piccolo dettaglio ho provato non poco sconforto.

Sempre da questa sezione è possibile cercare tra le proprie applicazioni, e, una volta trovata quella desiderata (è possibile visualizzarle tutte insieme o effettuare una ricerca), aggiungerla alla nella Dash trascinandola su di essa,  oppure, bloccarvela all’interno una volta avviata, alla maniera di Mac OSX, selezionando dal menu contestuale la voce “Keep in Launcher“.

Per quanto attiene alla dotazione software di base, sono stati esclusi Computer Janitor (utile applicazione per fare pulizia di pacchetti obsoleti), e l’editor video PiTiVi; inoltre troviamo Thunderbird, Chrome, Libre Office, al posto di Evolution, Firefox, e OpenOffice (progetto oramai abbandonato). E’ inoltre il primo Ubuntu ad avere integrato un sistema di Backup: il collaudato ed apprezzato Deja Dup. Tra le caratteristiche da tenere a mente, il supporto per le tavolette grafiche Wacom.

Insomma a dispetto delle difficoltà iniziali, dopo un po’ si potrebbe anche cambiare idea. A mio avviso Unity non è esattamente migliore dei suoi predecessori, ma semplicemente diverso; di certo anche per questi è sempre meglio provare prima di esprimere giudizi…se poi ritenete di aver vanificato gli sforzi, potrete sempre installare il DE che preferite(come spiegato qui in precedenza).

il menu in basso alla Dash Home

L’aspetto complessivo, ma soprattutto la disposizione spaziale di Unity lasciano trasparire un certo interesse di Canonical per il mobile, e quindi per i vari dispositivi ARM. Non resta che attendere, dunque. Di certo si è arrivati dove prima non si sarebbe mai immaginato.

Dal canto mio spero solo che lo spirito di fondo non venga troppo influenzato o peggio, compromesso, dalla logica del commercio.

il menu dal quale è possibile bloccare le applicazioni nella Dash

Intanto ho trovato un’ottima scusa per iniziare ad usare KDE! 😛

Luigi Lacquaniti
Luigi Lacquaniti
Tecnico e Web designer freelance.

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